Thursday 19 September 2013

Password addio: ci faremo riconoscere con le impronte, la voce e il pensiero

Apriti, Sesamo: quanto è fragile l’attuale sistema per autenticarsi online? Estremamente fragile. Colpa innanzitutto delle password facili da ricordare, ma al tempo stesso molto semplici da indovinare per hacker o utenti malintenzionati. Una regola di base: per garantire una maggiore sicurezza i codici d’accesso devono essere lunghi, complicati e sostituiti con frequenza. In altre parole: difficili da ricordare. Ma non sempre è sufficiente. I colossi dell’informatica stanno lavorando a futuristici sistemi: l’accesso biometrico, il riconoscimento facciale e quello vocale. Alcuni ricercatori studiano persino l'uso delle onde cerebrali. La promessa: un metodo per ovviare in modo semplice ed efficace ai furti delle informazioni personali (ed aziendali) ad opera dei cybercriminali. E che sia privo di vulnerabilità. 
 La prima è stata Apple che per il suo iPhone 5s ha sdoganato il lettore d'impronte digitali per sbloccare il telefono senza dovere impostare un codice. Pure Htc, Lg e Samsung hanno riferito di voler dotare i loro prossimi dispositivi con sensori di impronte digitali simili.Microsoft ha annunciato che la prossima versione del suo sistema operativo (Windows 8.1), in uscita il prossimo mese, sarà ottimizzata per le tecnologie di lettura biometriche. Poi ci sono Google, PayPal, Lenovo: le società si sono riunite in un consorzio battezzato Fido (Fast Identity Online) che intende creare un hardware «autenticatore» e standard per permettere di ridurre la dipendenza dalle password. L'idea: un hardware in grado di identificarsi presso i siti Internet in modo non falsificabile; l'utente si fa riconoscere non direttamente dal sito, ma dal device stesso. 
E parlando di futuro prossimo, un gruppo di ricercatori dell'Università di Berkeley, in California, sta studiando addirittura l'uso di onde cerebrali per l'autenticazione. I soggetti nello studio hanno indossato delle speciali cuffie in grado di misurare i segnali provenienti dal cervello mentre immaginavano di compiere una determinata azione. In teoria, pensare a una particolare azione potrebbe addirittura diventare il nuovo concetto di password: i ricercatori sono infatti riusciti a distinguere le persone con un'accuratezza del 99 per cento.

Corriere della Sera

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