Saturday, 24 May 2014

67 Festival de Cannes: Palma d’Oro alla Turchia. Alice Rohrwacher vince il Grand Prix

Un nuovo successo internazionale del cinema italiano, il Gran Prix di Cannes 67 che Alice Rohrwacher, 33 anni, si porta a casa con il suo «Le meraviglie», interpretato dalla sorella Alba e da Monica Bellucci. Il secondo alloro per importanza dopo la Palma d’Oro, che è andata al cecoviano «Winter Sleep», del regista turco Nuri Bilge Ceylan (che lo dedica «ai giovani turchi che sono morti in questi anni»). «Grazie a Thierry Fremaux che mi ha fatto arrivare qui, grazie alla giuria che mi ha fatto tornare» ha detto la Rohrwacher. Operazione non semplicissimo. Era già a casa, nel viterbese. Nel primo pomeriggio di sabato, mentre era in treno per Roma, è stata avvertita della vittoria (ma non sapeva per quale premio). Cambio di destinazione: aereoporto. Emozionatissima sul palco si è rivolta alla giuria presieduta da Jane Campion. «Grazie a voi, il vostro lavoro mi ha fatto innamorare del cinema e m ha portato fin qui». Confusa e felice, conferma che è stata una sorpresa. «Questo premio mi dà coraggio, è come aver messo la testa nel pozzo della storia d’Italia, dove mi affaccio e vedo Sophia e Marcello». Mastroianni che occhieggia sornione alle sue spalle dal manifesto ufficiale di Cannes 67, e che sembra una specie di angelo custode. È già stata a Cannes con il suo primo film, Corpo celeste, alla Quinzaine. Erano solo tre anni fa ma sembra un secolo. «Ora è tutto diverso. Dedico il premio alla mia famiglia allargata, ringrazio un po’ tutti ma soprattutto la produzione». Ovvero la bolognese tempesta di Carlo Cresto-Dina con Raicinema (Le meraviglie è già nelle sale da giovedì).
La parola ai giurati
L’estate di Gelsomina e della sua famiglia di apicoltori con una padre che difende ostinato dalle influenze esterne il regno popolato dalla moglie (Alba Rohrwacher, per la prima volta al lavoro con la sorella) e le quattro figlie ha colpito la giuria. «Un film spirituale, mi ha portato in un altro mondo. Ho pianto», spiega Nicolas Winding Refn. «Un’opera poetica»gli fa eco Sofia Coppola. «Abbiamo amato Gelsomina, così reale: Film modernissimo, mi sono sentita di farne parte», aggiunge Jane Campion. La presidente della giuria (che resta l’unica donna ad aver vinto la Palma d’oro in 67 anni) assicura che nella scelta non hanno contato valutati di genere. «Non abbiamo mai valutato un film pensando se fosse opera di un uomo o una donna».
Miele e politica
La giornata delle Meraviglie è finita con cena e festa con dolcetti al miele. E ancora, per Alice, la voglia di spiegare la sua creatura che, sottolinea da giorni, «è personale non autobiografico. Non la storia della mia famiglia, ma popolato di personaggi che ci sono familiari. Anche se api e miele è il lavoro di nostro padre».Un film collettivo, sottolinea, «che avevamo voglia di fare. Non abbiamo pensato a una storia che funzionasse rispetto al presente. Nasce come un processo prezioso che non va abbandonato». Le sta molto a cuore che si colga il legame con il territorio: «è una fiaba fatta di materia e di lavoro agricolo dove non c’è separazione tra tempo del lavoro e il resto». La storia di una famiglia alle prese con la realtà che irrompe sotto le trecce candide di Milly Catena (Bellucci) la conduttrice di un non troppo improbabile reality show sulla vita bucolica. Una parabola su «fallimento e perdono», l’ha definita. Che attraverso lo sguardo di Gelsomina dice cose sull’Italia. «Non parliamo di politica, ma facciamola. Se fossi una persona che è capace di creare consenso, farei politica, ma come vedete il mio film non ha solo creato consensi. Il cinema, comunque, non parla di politica ma fa politica».

Palma d’oro
A consegnare la Palma d’oro sale sul palco, accompagnato dalla sua musa Uma Thurman, il vincitore morale del festival, Quentin Tarantino,tornato a Cannes a 20 anni dalla vittoria del riconoscimento più importante con Pulp Fiction. Vent’anni fa ci fu chi gridò allo scandalo. Oggi è accolto come venerato maestro . Prima di presentare l’omaggio a Sergio Leone, Per un pugno di dollari, consegna la palma al regista turco Nuri Bilge Ceylan perWinter sleep. Ambientato in un villaggio in Cappadocia, nell’hotel Othello gestito da un attore, Aydin, che ci vive con la giovane moglie e la sorella divorziata. Ispirato a Cecov, ma con echi bergmaniani, una durata ormai insolita anche ai festival, oltre tre ore. «Un capolavoro intelligente e sofisticato» ha detto Campion. «Un ritmo incredibile che piano piano ti porta dentro. Mi sono riconosciuta nei personaggi». Erano in molti a scommettereche la regista avrebbe puntato per la Palma su Mommy del 25enne Xavier Dolan («un vero genio», l’ha definito) a cui è andato il Premio della giuria ex aequo con Jean-Luc Godard (Adieu au language). Il più giovane e il più vecchio uniti in un verdetto da cui escono sconfitti i fratelli Dardenne e la loro protagonista Marion Cotillard e la regista giapponese Nomei Kawase. Di certo ha vinto Gilles Jacob, accolto da una affettuosa standing ovation. Il presidente a 83 anni, passa la mano a Pierre Lescure. Ricorda cosa ha voluto fare al festival: «Aiutare, scoprire, celebrare il cinema e preparare il suo futuro».
CorrieredellaSera

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