"La brusca frenata di fine maggio non ha rovesciato la tendenza di fondo. I listini del Vecchio Continente continuano la loro marcia di recupero che sembrava essersi interrotta sulla scia delle intenzioni della Federal Reserve americana di rallentare il programma di acquisto di titoli sulmercato secondario (quantitative easing). Nella finanza globalizzata, in cui predomina l’interdipendenza tra le economie e le politiche monetarie, la semplice ipotesi di una attenuazione delle scelte monetarie espansive aveva gettato nel panico gli operatori e aveva provocato una violenta correzione dei listini. Anche sulla sponda europea dell’Atlantico.
Ma ecco che da Francoforte (e contemporaneamente anche da Londra, per bocca del nuovo governatore della Bank of England Mark Carney) arriva la rettifica. «I tassi nell’eurozona rimarranno bassi ancora a lungo», ha dichiarato il presidente Mario Draghi nel corso della riunione del board della Bce di giovedì scorso. E le borse, che da alcune settimane non facevano che inanellare sedute di segno negativo, hanno risposto con entusiasmo a questa prospettiva, con rialzi che vanno dal 3,4% di Piazza Affari, al 2,1% di Francoforte.
Inutile ricordare che le prospettive economiche, soprattutto in Italia rimangono oscure. Ma il nuovo peggioramento della crisi del debito portoghese e la consapevolezza che la ripresa non comincerà prima della fine dell’anno non bastano a deprimere i listini. Che giocano d’anticipo e che scommettono già adesso su quei settori e su quelle società che registrano buoni tassi di crescita degli utili e del fatturato. In questo quadro di frammentazione, predomina fra i listini europei un tratto comune. Tutte le principali piazze finanziarie trattano a sconto, con una media del rapporto prezzo/utili di appena 11,8 volte, contro le 14,5 volte della borsa di Wall Street, sostenuta da un’economia in crescita.
Corriere della Sera
Ma ecco che da Francoforte (e contemporaneamente anche da Londra, per bocca del nuovo governatore della Bank of England Mark Carney) arriva la rettifica. «I tassi nell’eurozona rimarranno bassi ancora a lungo», ha dichiarato il presidente Mario Draghi nel corso della riunione del board della Bce di giovedì scorso. E le borse, che da alcune settimane non facevano che inanellare sedute di segno negativo, hanno risposto con entusiasmo a questa prospettiva, con rialzi che vanno dal 3,4% di Piazza Affari, al 2,1% di Francoforte.
Inutile ricordare che le prospettive economiche, soprattutto in Italia rimangono oscure. Ma il nuovo peggioramento della crisi del debito portoghese e la consapevolezza che la ripresa non comincerà prima della fine dell’anno non bastano a deprimere i listini. Che giocano d’anticipo e che scommettono già adesso su quei settori e su quelle società che registrano buoni tassi di crescita degli utili e del fatturato. In questo quadro di frammentazione, predomina fra i listini europei un tratto comune. Tutte le principali piazze finanziarie trattano a sconto, con una media del rapporto prezzo/utili di appena 11,8 volte, contro le 14,5 volte della borsa di Wall Street, sostenuta da un’economia in crescita.
Corriere della Sera