Sunday, 8 September 2013

L'INTERVISTA AL NUMERO UNO DI VODAFONE


L'INTERVISTA AL NUMERO UNO DI VODAFONE: vendita del 45% di Verizon wireless


«Grazie alla vendita passiamo da 6 a 8 miliardi di sterline di investimenti, vuole dire circa 10 miliardi di euro di capitali da impiegare ogni anno. Il consolidamento è inevitabile. E l'Italia rimane centrale per Vodafone». La soddisfazione è scontata: con 130 miliardi di dollari si tratta del secondo più grande deal di sempre dopo Vodafone-Mannesmann (del '99) e prima, tanto per dare un'idea, della scalata di America Online a Time Warner (2000), dell'acquisizione di Abn Amro da parte di Rbs, Santander e Fortis (2007) e anche della fusione Exxon-Mobil ('98). 

Nella vendita del 45% di Verizon Wireless c'è un trade-off: da una parte Vodafone lascia gli Usa, mercato maturo che ancora produce un enorme cash-flow, dall'altra ottiene una cassa invidiabile che, forse, in questo momento non ha nessuno. Come avete ponderato la scelta? 
«Non siamo usciti dal mercato americano perché non ci siamo mai stati. In Verizon avevamo un investimento finanziario e se il brand Vodafone è oggi in America è grazie all'acquisizione di Cable&Wireless. L'investimento in Verizon ha quintuplicato il valore da quando lo abbiamo fatto. Anche Verizon migliora il suo profilo di cassa e utili grazie a una transazione che riporta loro concentrati sull'America e noi sull'Europa e sui mercati emergenti». 

In questo processo di consolidamento Vodafone è già in posizione per diventare la At&t europea? 
«Non direi che vogliamo diventare la At&t perché sembra che abbiamo bisogno di copiare le loro strategie. Siamo già l'operatore europeo per eccellenza e siamo molto forti anche in India, Africa e Oceania». 

Corriere della Sera

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