Chi è il vero genio di Apple? Steve Jobs ha giustamente attirato a sé tutti i meriti dello sviluppo di prodotti che hanno riscritto la storia dell’elettronica di consumo, ma buona parte di questi meriti è legata anche al loro design. Gli iPod, iPhone e iPad se fossero stati più brutti forse non avrebbero avuto il medesimo successo. E la matita che li ha disegnati era quella di Jonathan Ive, il designer inglese, che dal 1997 – anno del ritorno di Jobs in azienda – è stato il responsabile dello sviluppo di tutti i prodotti della mela morsicata. Una biografia appena pubblicata a firma di Leander Kahney e intitolata Jonathan Ive the genius behind Apple’s greatest products , ripercorre la vita e l’opera di Ive.
I primi anni in Apple, lavorando sugli antenati dell’iPad come il MessagePad 101 e poi, dopo la fuoriuscita di Jobs dall’azienda, il lento e progressivo calo di entusiasmo fino a pensare seriamente di rassegnare le proprie dimissioni pochi mesi prima del ritorno nel 1997 del carismatico leader. Per fortuna – di Ive, di Jobs e di chi possiede un prodotto Apple – Ive credette alle parole del suo capo di allora, John Rubistein, che lo convinse promettendogli che l’azienda, allora in brutte acque, stava per “fare la storia”
Jonathan alla risurrezione di Apple ha contribuito in modo notevole. Jobs lo volle subito responsabile del design e come primo impegnativo compito gli chiese di ridisegnare il personal computer. Dalla matita di Ive uscì l’iMac G3, un pc che nessuno aveva ancora immaginato: compatto, sinuoso, colorato e senza un angolo. Niente a che vedere con quello che circolava all’epoca: scatole grigie, aspetto dimesso e linee poco eleganti.
Eppure Ive non ha inventato nulla, il suo stile deriva direttamente dagli insegnamenti di Dieter Rams, designer tedesco aderente alla scuola del funzionalismo che disegnò molti elettrodomestici Braun. Rams fissò le proprie convinzioni in un decalogo, che Ive conosce a memoria. I prodotti devono essere funzionali, facilmente usabili, non devono produrre inquinamento visivo e soprattutto devono avere uno stile che non passa velocemente di moda. Un design innovativo, durevole e usabile.
Fonte: Corriere della Sera
I primi anni in Apple, lavorando sugli antenati dell’iPad come il MessagePad 101 e poi, dopo la fuoriuscita di Jobs dall’azienda, il lento e progressivo calo di entusiasmo fino a pensare seriamente di rassegnare le proprie dimissioni pochi mesi prima del ritorno nel 1997 del carismatico leader. Per fortuna – di Ive, di Jobs e di chi possiede un prodotto Apple – Ive credette alle parole del suo capo di allora, John Rubistein, che lo convinse promettendogli che l’azienda, allora in brutte acque, stava per “fare la storia”
Jonathan alla risurrezione di Apple ha contribuito in modo notevole. Jobs lo volle subito responsabile del design e come primo impegnativo compito gli chiese di ridisegnare il personal computer. Dalla matita di Ive uscì l’iMac G3, un pc che nessuno aveva ancora immaginato: compatto, sinuoso, colorato e senza un angolo. Niente a che vedere con quello che circolava all’epoca: scatole grigie, aspetto dimesso e linee poco eleganti.
Eppure Ive non ha inventato nulla, il suo stile deriva direttamente dagli insegnamenti di Dieter Rams, designer tedesco aderente alla scuola del funzionalismo che disegnò molti elettrodomestici Braun. Rams fissò le proprie convinzioni in un decalogo, che Ive conosce a memoria. I prodotti devono essere funzionali, facilmente usabili, non devono produrre inquinamento visivo e soprattutto devono avere uno stile che non passa velocemente di moda. Un design innovativo, durevole e usabile.
Fonte: Corriere della Sera