Monday 9 December 2013

Snapchat, le«app»con dentro la privacy

Lui ha 23 anni, la sua startup meno di due. Eppure Evan Spiegel ha detto no senza battere ciglio all’offerta di acquisto da 3 miliardi di dollari da parte di Facebook e a quella da 4 miliardi da parte di Google. Forte della convinzione che Snapchat, la sua app per la messaggistica istantanea che permette di inviare messaggi e immagini che si autodistruggono in pochi secondi, possa valere molto di più. L’obiettivo di Spiegel, infatti, è far crescere la piattaforma e soprattutto i suoi numeri: negli ultimi mesi messaggi e foto scambiate sono passati da 200 a 400 milioni al giorno. Una volta gonfiate le cifre, poi, la speranza è aspettare al varco i big chiedendo cifre ancora più alte.
Ma intanto, alla voce profitti, non solo non si registrano cifre record ma, a dirla tutta, non si registra proprio nulla. La startup, in attesa di trovare il modo di guadagnare, sta già programmando un nuovo round di investimenti che potrebbe portarle entro breve 800 milioni di dollari. Il team di Snapchat, formato da una ventina di giovani in gran parte in arrivo dalle aule di Stanford (dove Spiegel e Bobby Murphy, i due cofondatori, si sono conosciuti e hanno inventato l’app), è già al lavoro sui prossimi prodotti: da un lato ci sono le nuove funzionalità dell’app, dall’altro il modo di far fruttare lo strumento. L’applicazione, infatti, fa gola proprio per la funzionepress hold: quando si riceve un messaggio bisogna toccare un pulsante per visualizzarlo ma non appena si stacca il dito questo scompare. Una funzione che potrebbe aiutare le aziende a quantificare in modo preciso per quanto tempo l’attenzione di una persona resta catturata da un’immagine o un messaggio. Ma se l’app miete successi, soprattutto fra giovani e giovanissimi (e c’è chi si chiede se Facebook voglia Snapchat a tutti i costi proprio per recuperare terreno nel mondo dei teen), è proprio perché consente di mandare messaggi proteggendo la propria privacy: dopo pochi secondi foto e video spariscono. E se qualcuno prova a fare uno screenshot l’app avverte il mittente con una notifica.
Spiegel, però, forse sta facendo i conti senza la concorrenza. Di app che proteggono la privacy degli utenti con metodi simili a quelli usati da Snapchat ne sono nel frattempo state lanciate altre. La più nota è Secret. li, applicazione che permette di proteggere la propria privacy su Facebook: grazie ad un sistema di crittografia, rende visibili le foto che si caricano sul social solo a determinati utenti (prima di cancellarle del tutto). E gli altri? Vedranno solo un ammasso di pixel senza poter intuire nulla del contenuto delle immagini. In realtà, di modi per aggirare i sistemi di protezione di Snapchat e Secret. li non mancano: da metodi semplici come lo screenshot (per Secret. li) o da altri più complessi (come le app specifiche per hackerare Snapchat).
Anche nel campo della messaggistica la concorrenza è molto agguerrita. La parte del leone la fa WhatsApp (con i suoi 300 milioni di utenti il servizio più utilizzato in molte parti del mondo), ma ci sono anche la cinese WeChat, 400 milioni di iscritti, la giapponese Line, con 250 milioni di utenti, la sudcoreana Kakao Talk, 110 milioni di download. Lo stesso Zuckerberg, dopo il doppio no di Spiegel, non è rimasto con le mani in mano. Prima ha rimesso a nuovo Messenger, l’app di messaggistica legata a Facebook. Ora sembra che sia al lavoro sullo sviluppo di un sistema di messaggistica legato a Instagram. Non si sa ancora nulla, ma secondo i rumors si tratterebbe proprio di un modo per condividere immagini tra utenti in modo privato. Proprio come fa Snapchat.

Corriere della Sera

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