«Ci aspettiamo che la Commissione europea intervenga per sospendere questo aiuto manifestamente illegale». Così Iag, la holding che controlla British Airways, Iberia e Vueling, ha commentato gli ultimi sviluppi su Alitalia e in particolare l’intervento di Poste italiane, per “salvare” la compagnia aerea di bandiera. «Siamo sempre stati contrari a ogni forma di aiuto statale. È protezionismo, mina la competizione e favorisce quelle compagnie aeree in fallimento che non sono al passo con la realtà economica»
«In questo momento Lufthansa è fortemente impegnata in sfide interne, soprattutto con il nostro programma che mira a garantire una maggiore efficienza. Pertanto non abbiamo alcun interesse a guardare ad altre compagnie aeree, inclusa Alitalia».
Gli analisti di Credit Suisse sostengono invece che gli investitori «non si sorprenderanno di fronte alla volontà di Air France di investire ancora in Alitalia».E sottolineano però che «è necessario che un aumento di capitale porti ad una ristrutturazione di successo». Dopo aver indicato che la ristrutturazione del 2009 era dettata più da problemi di generazione di fatturato piuttosto che di efficienza dei costi, gli analisti della banca svizzera affermano che «il semplice taglio delle rotte in perdita non è una via certa per raggiungere la profittabilità, visti gli indici di riempimento di Easyjet e Ryanair».
La vicenda Alitalia sta creando interesse in tutto il mondo. Essa «incarna il fallimento della politica industriale» dell’Italia, scrive il Wall Street Journalin un articolo dedicato alla compagnia di bandiera. Il giornale economico Usa spiega che la prolungata recessione economica che sta attraversando il Paese «ha esacerbato la mancanza di competitività» delle aziende italiane, «già svantaggiate da un enorme peso fiscale, complicatissime leggi sul lavoro, alti costi energetici e ingerenze politiche». E così la base industriale del Paese «si sta erodendo>.
Il protezionismo industriale è tornato di moda a Roma» sostiene invece un editoriale delFinancial Times dedicato alla compagnia aerea italiana. L’Italia, scrive il quotidiano finanziario britannico, ha bisogno di investimenti esteri per uscire dalla sua profonda crisi economica ma i politici sono troppo presi dall’ammantarsi nella bandiera per rendersene conto.
Corriere della Sera
«In questo momento Lufthansa è fortemente impegnata in sfide interne, soprattutto con il nostro programma che mira a garantire una maggiore efficienza. Pertanto non abbiamo alcun interesse a guardare ad altre compagnie aeree, inclusa Alitalia».
Gli analisti di Credit Suisse sostengono invece che gli investitori «non si sorprenderanno di fronte alla volontà di Air France di investire ancora in Alitalia».E sottolineano però che «è necessario che un aumento di capitale porti ad una ristrutturazione di successo». Dopo aver indicato che la ristrutturazione del 2009 era dettata più da problemi di generazione di fatturato piuttosto che di efficienza dei costi, gli analisti della banca svizzera affermano che «il semplice taglio delle rotte in perdita non è una via certa per raggiungere la profittabilità, visti gli indici di riempimento di Easyjet e Ryanair».
La vicenda Alitalia sta creando interesse in tutto il mondo. Essa «incarna il fallimento della politica industriale» dell’Italia, scrive il Wall Street Journalin un articolo dedicato alla compagnia di bandiera. Il giornale economico Usa spiega che la prolungata recessione economica che sta attraversando il Paese «ha esacerbato la mancanza di competitività» delle aziende italiane, «già svantaggiate da un enorme peso fiscale, complicatissime leggi sul lavoro, alti costi energetici e ingerenze politiche». E così la base industriale del Paese «si sta erodendo>.
Il protezionismo industriale è tornato di moda a Roma» sostiene invece un editoriale delFinancial Times dedicato alla compagnia aerea italiana. L’Italia, scrive il quotidiano finanziario britannico, ha bisogno di investimenti esteri per uscire dalla sua profonda crisi economica ma i politici sono troppo presi dall’ammantarsi nella bandiera per rendersene conto.
Corriere della Sera